
Presenza, la sintesi di una data
02.10.2025
Buongiorno col caffè coi numeri di una data che porta in sé un messaggio sintetizzabile in una parola: presenza. Come qualità di essere.
La osserviamo riprendendo alcuni passaggi dall’articolo che ci ha donato Manuele, in particolare riguardo ai due sistemi di numerazione.
1, 2 e 3 sono continuamente presenti nella data di oggi:
2 il giorno;
10 il mese, quindi 1 che ha fatto tutta quanta l’esperienza fino a 9 ed è diventato 10, che richiama la base del sistema di numerazione decimale, che usiamo per misurare lo spazio, lineare;
12, il numero del sole e della forza (giorno + mese, un’energia da conquistare) e 12 nel numero del destino (totale di tutta quanta la data, il progetto) e che richiama il sistema di numerazione sessagesimale, che usiamo per misurare il tempo e la circonferenza, circolare.
In questo codice è espressa e resa evidente con la coesistenza dei due sistemi di numerazione, lo spazio e il tempo, lineare e circolare, la possibilità di essere, presenti qui e ora. Qui completamente, pieni, presenti, dentro all’adesso, attimo per attimo nella pienezza della nostra esistenza.
E da quel centro, da quella pienezza che diventi, è difficile farsi spostare. Perché te ne accorgi (la rana bollita era distratta).
Perché è per quell’esperienza piena e risvegliata che l’anima si incarna e se l’esperienza non è piena perché mi faccio portare via dalle scissioni continue e sempre più dilanianti di cui non mi accorgo, mi faccio portare via dalla pienezza dell’esistenza. Ecco il potere di accorgersi e tornare a casa, nella presenza del proprio centro.
Non vuol dire non avere un’opinione, non vuol dire non prendere una posizione, ma vuol dire prenderla e fare le scelte che ciascuno è chiamato a fare, da quel centro, da quella presenza, da quel qui e ora totale che mi consente di elevarmi e di vedere su che cosa ho opportunità di lavorare nella mia vita adesso.
Pitagora non usava gli archetipi Guerriero, Sovrano, Cercatore che usiamo noi e che sono di ispirazione junghiana, tutto è venuto molto dopo. Sassolini, avevano dei sassolini, con cui si poteva rappresentare l’Uno e la possibilità a tutto tondo che aveva di muovere ed esplorare, poi il 2, una linea, due punti A e B la costituiscono, uno tira l’altro, il tiro alla fune che stiamo vedendo esasperato, che si ferma quando insieme nella loro pienezza generano il 3, che è il punto di elevazione, è la nascita di qualche cosa di nuovo che noi possiamo creare qui adesso, dentro a quello che c’è.
Non immagino e non attendo di vivere in un’altra dimensione, sono qui adesso con quello che c’è, e da lì scelgo che cosa nutrire, che cosa lavorare, che cosa creare.
E da una visione altra, non c’è più energia prelevata per nutrire schieramenti ma c’è l’unità, che sposta tutta quanta la percezione del nostro esistere. Questa è la nostra sfida, o resto là nella separazione di tifoserie dalle menti appannate che si sbranano a vicenda o mi elevo e comincio a vedere in termini di essere umano e di esperienza incarnatoria. Perché a quel punto, visto dall’alto e coi piedi per terra, questo pianeta blu è meraviglioso ed è privo di confini, non ha religioni, non ha ideologie politiche, solo dei puntini, delle lucine di creature che stanno facendo il loro percorso, esseri umani, figli della stessa madre la terra e dello stesso padre il cielo, fratelli che se lo sono dimenticato, e pian piano bisogna che se lo ricordino, perché la lezione va imparata coi modi di cui avremo bisogno per svegliarci da questo sonno ipnotico. Tocca farlo, perché si finisce per nutrire quello che a parole si combatte.
Per portare pace si deve essere pace.
È un’idea che questo giorno ci invita a esplorare e che la presenza sia con noi
una buona giornata
Alessandra



